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Hijra

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Hijra

By: Saif Ur Rehman Raja
Narrated by: Saif Ur Rehman Raja
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Per Saif c’è un prima e un dopo, il prima è l’infanzia a Rawalpindi, insieme ad Amma Shakeela, sua mamma, i due fratelli minori e la grande famiglia del nonno materno, tutti dentro la stessa casa con il cortile scoperto da cui entra la pioggia e si vede il cielo, con la ritualità delle spezie e il cibo in comune, come anche i problemi; un dopo solitario a undici anni, quando Amma raggiunge Abba Shabbir, suo padre, in Italia, con i figli minori. Il dopo sono i due anni di attesa prima di raggiungerli, esposto ai pericoli per il suo essere non conforme, perché Saif ama ballare, ama cucinare, ama pettinare i capelli delle cugine, tutte attività per “femmine”. Ma il dopo è anche l’Italia, il ricongiungimento con i genitori a Belluno, accerchiato dalle montagne, lontano dagli odori conosciuti e dagli amici, sommerso dalla neve e dal pregiudizio che per la sua pelle e la sua cultura tutti gli cuciono addosso. Quando torna in Pakistan, lo accolgono come il nipote italiano, che non può rappresentare le tradizioni familiari. Entrambi i paesi prendono distanze da lui poiché non è “puro”. Troppo pakistano per gli italiani, troppo italiano per i pakistani, un apolide involontario, senza un paese che lo accolga e senza una famiglia che lo riconosca perché Saif è omosessuale, o come dice il padre, un hijra, un mezzo uomo da virilizzare a forza di botte. Come si conquista il diritto a definirsi in autonomia quando tutto ciò che ti riguarda sono etichette di altri? Come si disegna l’identità all’interno di un universo oppositivo? Un ragazzo in bilico tra due culture, ostaggio di un doppio pregiudizio, determinato a decidere da sé sui propri desideri, sulla propria identità e sulla propria appartenenza. Il futuro appartiene ai meticci, ai bastardi.

©2024 Fandango Libri (P)2024 Audible GmbH
Biographies & Memoirs Emigration & Immigration
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Eccezionale

Non sono brava a scrivere recensioni, ma questo libro, questa storia di vita, la sua narrazione, l'eccezionalità in cui è scritta, mi hanno toccato. Ho avuto molte sensazioni ed emozioni. Mi ha risvegliato molti ricordi. Quando vengo in Italia spesso mi dicono che il mio italiano è buono: ma io sono italiana! In Inghilterra, la mia 'nuova' patria (non così nuova, dato che ci vivo da 39 anni) il mio accento viene notato subito. Né carne né pesce. Inoltre mi sono riaffioriti i ricordi di quando mio figlio era piccolo, e cominciò a notare il suo aspetto differente: 50% italiano, 50% nigeriano. 'Mamma, voglio i capelli lisci come i miei compagni di scuola' e io allora mi sono fatta la permanente: 'vedi tesoro noi tutti abbiamo i capelli ricci in casa'. 'Mamma io sono 50% italiano, 25% nigeriano e 25% inglese'. E io: 'tesoro da dove arriva il 25% inglese?' ... dal desiderio di appartenere? Dal desiderio di essere uguale? Accettato? Chissà... grazie Saif ❤

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